«A fronte di una spesa sanitaria, sensibilmente inferiore alla media europea, ha senso risparmiare ancora? E com’è possibile farlo senza incidere negativamente sulla qualità delle prestazioni? È realistico pensare che siamo più efficienti dei tedeschi, che spendono per la sanità una percentuale del Pil di due punti superiore alla nostra?» Sono domande retoriche e altrettanti campanelli d’allarme quelli con cui Fabrizio Gianfrate, professore di Economia sanitaria e farmaceutica alla Luiss, commenta i dati della Ragioneria generale dello Stato, che documenta risultati significativi nel controllo dei conti. Nel 2013, la spesa corrente della Sanità italiana è infatti diminuita dell’1%, attestandosi a 109 miliardi, il 7% del Pil; il calo, che si estende a tutte le componenti, riguarda in particolare il personale dipendente e la farmaceutica convenzionata ed è la stessa Ragioneria a sottolineare il progresso ottenuto, affermando che «il settore sanitario contribuisce positivamente al contenimento della dinamica della spesa pubblica». In particolare, la spesa per il personale, che dal 2006 al 2010 era aumentata mediamente del 2,4% all’anno, ha poi iniziato a contrarsi (-1,6%) ridimensionando la propria incidenza anche all’interno della spesa sanitaria complessiva (dal 33,1% del 2010 fino al 32,2% del 2013). Le modalità con cui questo è avvenuto sono ben note: il persistente del blocco del turn over del personale che opera nelle Regioni in piano di rientro, lo stop al rinnovo dei contratti e agli aumenti retributivi. Gianfrate, facendo notare che la spesa sanitaria pubblica è già nettamente inferiore rispetto ai Paesi europei di riferimento (Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna), segnala il persistere di «sacche di inefficienza su cui si potrebbe recuperare molta efficacia: insomma, spendiamo poco e spendiamo anche male». Tuttavia, la conseguenza del continuo contenimento delle risorse disponibili è pressoché automatica ed è stata spesso segnalata nell’ultimo periodo: «con la riduzione della presenza e della spesa pubblica, aumenta quella privata».
Renato Torlaschi
Martedì, 24 Giugno 2014 – Doctor33